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venerdì 25 luglio 2008

Pensieri, vibrazioni, energia

Vi segnalo due video molto interessanti trovati su Youtube, ce ne sono poi altri se vorrete approfondire la cosa....

Buona visione!!!

^__^







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martedì 12 febbraio 2008

Trasformare le sventure in opportunità vincenti

C'è un breve racconto di Paulo Coelho che ho letto qualche tempo fa e che mi piace molto, perchè fa capire che non tutto il male vien per nuocere...l'importante è non farsi abbattere dagli eventi ma continuare nel proprio cammino, nonostante tutto....
Eccovi dunque il racconto...

LA PICCOLA FATTORIA E LA VACCA (Paulo Coelho)

Un filosofo passeggiava in un bosco con un discepolo, conversando sull’importanza degli incontri inaspettati. Secondo il maestro, tutto ciò che si trova davanti a noi ci dà un’occasione per apprendere o insegnare. In quel momento incrociarono il cancello di una piccola fattoria che, malgrado si trovasse in un’ottima posizione, aveva un aspetto miserabile. “Guardate questo posto,” disse il discepolo. “Avete ragione: ho appena imparato che tanta gente si trova in Paradiso, ma non se ne rende conto e continua a vivere in condizioni miserabili.” “Io ho detto apprendere e insegnare,” ribatté il maestro. “Constatare ciò che accade non basta: è necessario verificarne le cause, poiché comprendiamo il mondo solo quando ne comprendiamo le cause.” Bussarono alla porta e furono ricevuti da chi vi abitava: una coppia con tre figli, tutti vestiti con abiti stracciati e sporchi. “Lei sta qui in mezzo a questo bosco, e non c’è nessun negozio nei dintorni,” disse il maestro al capofamiglia. “Come riuscite a sopravvivere?” E l’uomo, tranquillamente, rispose: “Amico mio, abbiamo una vacca che ci dà vari litri di latte tutti i giorni. Una parte di questo prodotto lo vendiamo o lo barattiamo nel paese vicino con altri generi alimentari. Con l’altra parte, produciamo formaggio, caglio, burro per il nostro fabbisogno. E così tiriamo avanti.” Il filosofo ringraziò per le informazioni ricevute, contemplò il posto per alcuni istanti e poi se ne andò via. A metà del cammino, disse al discepolo: “Prendi la vacca, conducila fino al precipizio laggiù e scagliala di sotto.” “Ma è l’unico mezzo di sostentamento di quella famiglia!” Il filosofo rimase in silenzio. Non avendo alternative, il ragazzo fece ciò che gli era stato chiesto, e la vacca morì nella caduta. L’episodio rimase impresso nella memoria del discepolo. Dopo molti anni, quando ormai era un imprenditore di successo, decise di tornare in quello stesso luogo, raccontare tutto alla famiglia, chiedere perdono e aiutarla finanziariamente. Quale non fu la sua sorpresa nel vedere il luogo trasformato in una bella fattoria, piena di alberi fioriti, con una macchina nel garage e alcuni bambini che giocavano nel giardino. Si sentì disperato, immaginando che l’umile famiglia avesse dovuto vendere la fattoria per sopravvivere. Affrettò il passo e fu accolto da un fattore molto gentile. “Dov’è finita la famiglia che viveva qui dieci anni fa?” domandò. “Sono sempre i padroni della fattoria,” fu la risposta che ricevette. Stupito, egli entrò in casa di corsa, e l’uomo lo riconobbe. Gli domandò come stava il filosofo, ma il giovane era troppo ansioso di sapere come fosse riuscito a migliorare in quel modo la fattoria e a sistemarsi tanto bene: “Be’, avevamo una vacca, ma cadde nel precipizio e morì,” disse l’uomo. “Allora, per mantenere la famiglia, dovetti piantare erbe e legumi. Le piante tardavano a crescere e, così, cominciai a tagliare il legname per venderlo. Dovetti, pertanto, ripiantare gli alberi ed ebbi bisogno di comprarne degli altri. Comprandone degli altri, mi ricordai dei vestiti dei miei figli e pensai che, forse, avrei potuto coltivare il cotone. Passai un anno difficile, ma quando arrivò il raccolto avevo ormai cominciato a esportare legumi, cotone ed erbe aromatiche. Non mi ero mai reso conto del mio potenziale: meno male che quella piccola vacca morì!”


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venerdì 8 febbraio 2008

Cambiare se stessi per cambiare il mondo - 2 -

Altri testi arrivati a me per sincronicità:

Il saggio Bayazid diceva: "quando ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere a Dio erano: "Signore, dammi la forza di cambiare il mondo". Quando ero ormai vicino alla mezza età e mi resi conto che … metà della mia vita era passata senza che avessi cambiato nulla, mutai la mia preghiera in: "Signore, dammi la grazia di cambiare tutti quelli che sono in contatto con me. Solo la mia famiglia e i miei amici, e sarò contento".
Ora che sono vecchio e i miei giorni sono contati, comincio a capire quanto sono stato sciocco. La mia sola preghiera ora è: "Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso". Se avessi pregato così fin dall’inizio non avrei sprecato la mia vita".
Se ognuno pensasse a cambiare se stesso, tutto il mondo cambierà.

*****

Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante.

Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.

Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere.

Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento.

Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti.

E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta.

Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.

Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta.

- S. Tamaro -

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mercoledì 6 febbraio 2008

Cambiare se stessi per cambiare il mondo

Succede, nella vita, di attraversare periodi difficili da digerire, dolori che non si immaginerebbe mai di riuscire a sopportare….
E nel mentre si è protagonista e, nel contempo, spettatore di ciò che ci accade, vien da cercar la causa, ci si chiede qual è il senso di tutto ciò che si sta affrontando…

Se si ha fiducia, se si sta attenti alle piccole cose che ci accadono ogni giorno, alle indicazioni che ci arrivano, possiamo trovare le risposte: in un libro, in un film, in un discorso che sentiamo…

Questo per me è un periodo di trasformazione profonda e conseguente evoluzione: sto scoprendo un nuovo universo di cose, sto assumendo nuovi punti di vista che cambiano completamente la prospettiva del mio vivere e del mio vissuto…

Oggi, apparentemente per caso, in realtà per sincronicità, mi è successo di leggere un articolo che riporto qui…

E’ una testimonianza di un qualcosa di vero…
Per me è un’altra tessera del puzzle che piano piano sto ricomponendo…
Mi auguro che possa essere utile anche a voi…

Il testo lo ho preso integralmente dal sito LiberaMenteServo, dove ho avuto modo di leggerlo…


Traduzione Carol Saito gentilmente concessa dal Dr. Ihaleakala Hew Len

Due anni fa, sentii parlare di un terapeuta che, alle Hawaii, curò un intero reparto di pazzi criminali, senza mai vederne nemmeno uno. Lo psicologo studiava la cartella di uno dei pazienti e guardava dentro di sé per vedere come aveva creato la malattia di quella persona. Migliorando se stesso, il paziente migliorava.


Quando sentii questa storia per la prima volta, pensai fosse una leggenda urbana. Come potrebbe qualcuno guarire qualcun altro, guarendo sé stesso? Come potrebbe, anche il più grande maestro di auto-miglioramento curare un pazzo criminale? Non aveva alcun senso. Non era logico, quindi accantonai la storia. Ad ogni modo, la sentii nuovamente un anno dopo. Seppi che il terapeuta aveva usato un processo di guarigione Hawaiano chiamato ho 'oponopono. Non ne avevo mai sentito parlare, tuttavia non riuscivo a togliermelo dalla mente. Se la storia fosse stata vera, avrei dovuto saperne di più. Avevo sempre inteso la "responsabilità totale" nel senso che sono responsabile di ciò che penso e faccio. Quanto va oltre a ciò, è fuori dalla mia portata.

Penso che la maggior parte della gente pensi alla responsabilità totale in questi termini. Siamo responsabili di ciò che facciamo, non di ciò che fa una qualunque altra persona. Il terapeuta Hawaiano che curava quelle persone malate di mente mi avrebbe insegnato una nuova prospettiva avanzata riguardo alla responsabilità totale.

Il suo nome è Dr. Ihaleakala Hew Len. Abbiamo trascorso circa un'ora a parlare, durante la nostra prima telefonata. Gli chiesi di raccontarmi la storia completa del suo lavoro come terapeuta. Mi spiegò che aveva lavorato al Hawaii State Hospital per quattro anni. Quel reparto dove tenevano i pazzi criminali era pericoloso. Gli psicologi si dimettevano dopo un mese. I dipendenti si davano spesso per malati o si dimettevano direttamente. La gente attraversava il reparto con le spalle al muro, nel timore di essere attaccata dai pazienti. Non era un luogo piacevole in cui vivere, lavorare, o da visitare.Il Dr. Len mi disse di non aver mai visto i pazienti.

Concordò di avere un ufficio e passare in rassegna le loro cartelle.

Mentre guardava le loro cartelle, lavorava su sé stesso.

Mentre lavorava su se stesso, I pazienti iniziavano a guarire. Dopo alcuni mesi, ai pazienti che dovevano essere legati, era concesso di camminare liberamente, mi disse. Altri, a cui venivano somministrate grandi quantità di farmaci, smettevano di prendere farmaci.

E quelli che non avevano speranze di essere rilasciati, venivano liberati.

Ero sgomento. Non solo, continuò, i dipendenti iniziarono a venire al lavoro volentieri. L'assenteismo ed il continuo ricambio di dipendenti ebbero termine. Ci ritrovammo con più personale del necessario, perché i pazienti venivano dimessi, e tutti i dipendenti si presentavano al lavoro.

Oggi, quel reparto è chiuso.

A quel punto, feci la domanda da un milione di dollari: Cosa facevi dentro di te, che causava il cambiamento di quelle persone? - Curavo semplicemente la parte di me che le aveva create, disse.

Non capivo. Il Dr. Len spiegò che responsabilità totale per la propria vita significa che tutto nella tua vita semplicemente perché è nella tua vita, è tua responsabilità. Letteralmente, il mondo intero è una tua creazione. E' dura da digerire! Essere responsabile di ciò che dico o faccio è una cosa. Essere responsabile di ciò che dice o fa chiunque altro nella mia vita è un'altra!

Tuttavia, la verità è questa: se ti assumi la completa responsabilità della tua vita, allora tutto ciò che vedi, senti, assaggi, tocchi, o sperimenti in qualche modo è tua responsabilità, perché è nella tua vita. Ciò significa che l'attività terrorista, il presidente, l'economia, qualunque cosa sperimenti e non ti piace è in attesa che tu la guarisca.

Non esiste, in un certo senso, se non come proiezione da dentro di te. Il problema non è nella cosa stessa, ma in te, e per cambiarla, devi cambiare te stesso. So che è duro da comprendere, accettare, e vivere concretamente. Il biasimo è molto più facile della responsabilità totale, ma, mentre parlavo col Dr. Len, iniziai a rendermi conto che guarire, per lui e nell'Ho 'oponopono, significa amare te stesso.

Se vuoi migliorare la tua vita, devi guarire la tua vita. Se vuoi curare qualcuno anche un criminale malato di mente lo fai guarendo te stesso.

Chiesi al Dr. Len come facesse a curare sé stesso. Cosa faceva, esattamente, quando guardava le cartelle di quei pazienti?

Continuavo semplicemente a dire Mi dispiace; e Ti voglio bene più e più volte, spiegò.

Tutto qui?

Tutto qui.

Salta fuori che amare sé stessi è il miglior modo di migliorarsi, e mentre migliori te stesso, migliori il mondo.

Ecco un rapido esempio di come funziona: un giorno, qualcuno mi ha mandato un e- mail che mi ha stravolto. In passato avrei affrontato la situazione lavorando sui miei tasti emotivi dolenti, o cercando di ragionare con la persona che aveva mandato il brutto messaggio.

Questa volta, decisi di tentare il metodo del Dr. Len. Continuai a dire in silenzio: Mi dispiace e Ti voglio bene. Non lo dicevo a qualcuno in particolare. Stavo semplicemente evocando lo spirito dell'amore affinché guarisse, dentro di me, ciò che stava creando la circostanza esterna. Dopo un'ora ricevetti un e-mail dalla stessa persona. Si scusò per il suo precedente messaggio.

Non compii alcuna azione esterna per ricevere quelle scuse. Non gli avevo nemmeno risposto. Tuttavia, dicendo Ti voglio bene in qualche modo curai dentro di me ciò che lo stava creando.

In seguito seguii un seminario condotto dal Dr. Len, che ora ha 70 anni, è considerato uno sciamano benevolo, e vive una vita appartata.

Mi ha detto che mentre miglioro me stesso, la vibrazione del mio libro s'innalza, ed ognuno lo sentirà leggendolo. In breve, mentre miglioro, migliorano i miei lettori. E per quanto riguarda i libri già venduti, là fuori, chiesi? Non sono là fuori, spiegò, dischiudendo nuovamente la mia mente con la sua saggezza mistica. Sono ancora dentro di te.

In breve, non c'è nessuno là fuori. Ci vorrebbe un intero libro intero per spiegare questa tecnica avanzata con la profondità che merita. Basti dire che quando vuoi migliorare qualcosa nella tua vita, c'è un solo luogo in cui guardare: dentro di te. Quando guardi, fallo con amore.

Un abbraccio di luce,
Carol


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venerdì 18 gennaio 2008

Insegnamenti Zen


In un incontro con alcuni Maestri Zen, una persona disse:

“Nella mia vita ho fatto di tutto: mi sono buttato giù dagli aerei, ho combattuto con i Marines, ho superato prove molto dure…e sono ancora qui….ditemi di fare qualcosa di davvero difficile e io lo farò”.

Un Maestro, allora, prese la parola e disse:
“Hai ragione, hai superato molte difficoltà, ma io ora ti darò tre prove molto difficili, tre prove da affrontare nel quotidiano:
- mangia quando hai fame;
- bevi quando hai sete;
- dormi quando hai sonno.”


Questo aneddoto mi è stato raccontato ieri sera, durante una piacevole riunione tra spiriti amici…

In effetti, se ci ascoltiamo con attenzione, quante sono le volte che mangiamo, beviamo e dormiamo perché così ci dice di fare la nostra mente?
Le prove del maestro zen presuppongono il controllo della mente da parte del corpo, cosa che non è facile sviluppare…
…solitamente è la nostra mente che ci comanda e noi continuiamo a darle ascolto perdendo la percezione del nostro corpo…


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martedì 13 novembre 2007

Come sei veramente [2]

Il mio Maestro ci dice spesso che noi andiamo bene così come siamo, non c'è nulla che dobbiamo cercare di cambiare in noi. Quello che invece dobbiamo fare è liberarci delle idee, dei pensieri, degli schemi che si sono radicati in noi attraverso l'educazione, la cultura sociale, la religione, ecc..

In pratica, dovremmo abbandonare tutti questi condizionamenti per ritrovare noi stessi così come ravamo in origine, nella nostra essenza pura, non "contaminata".

Quando penso alle parole del Maestro, mi raffiguro come una cipolla: devo eliminare uno strato dopo l'altro per arrivare al cuore.
Dovrei quindi abbandonare la "forma" che ho adesso, frutto di tante influenze esterne, per riprendere la mia forma originale.
Quello che mi chiedo è se una volta tolti tutti i condizionamenti, tutto ciò che non è "me", quello che resta avrà davvero una forma.
Non so, secondo me una volta arrivati alla nostra essenza originale ci scopriremmo come l'acqua: finchè è dentro a qualcosa assume la forma del contenitore, ma se lasciata libera, ad esempio a terra, si espande in tutte le direzioni.
Ecco, noi che, una volta ritrovata la nostra vera essenza, ci espandiamo in tutte le direzioni...mi piace vederla così...
...intanto continuo a "sbucciare la cipolla"...
^__^

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giovedì 8 novembre 2007

Affrontare se stessi

Ci son giorni in cui mi chiedo perchè l'ho fatto, perchè ho iniziato a guardarmi dentro. E' come aprire il vaso di Pandora...certo non escono solo demoni, ma intraprendere il viaggio alla scoperta di se stessi talvolta può presentare anche spiacevoli sorprese.

Inizi a vedere le infinite possibilità che hai dinnanzi a te, ma allo stesso tempo scopri i tuoi limiti, che non son limiti fisici, ma condizionamenti sociali e culturali...senti quanto è duro e difficile valicare quei confini che qualcun'altro ha stabilito.

Ci son giorni quindi che mi chiedo perchè e come tutto ciò è iniziato, mi chiedo se tanta fatica vale la pena, se non sarebbe meglio vivere come la maggior parte delle persone, senza porsi tante domande, senza cercare risposte che sembrano sempre irraggiungibili.
E' come quando studiavo e vedevo i miei coetanei che lavoravano e si divertivano e io invece a casa a stiudiare e mi chiedevo se davvero ne valeva la pena...

Ma oramai il viaggio è iniziato e non si può più tornare indietro. Non si può perchè quando inizi a guardare oltre all'apparenza delle cose e a capire che c'è molto altro, non riesci più a fermarti.
E anche se il cammino è faticoso, anche se ci son sempre nuove difficoltà, senti che devi andare avanti. Non sai perchè, sai solo che lo devi fare, e basta.

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venerdì 2 novembre 2007

Come sei veramente...



Domanda semplice all’apparenza…ma ogni volta che la rivolgo a me non vi trovo chiare risposte….

So che non mi presento sempre per quella che sono davvero…la timidezza, a volte la paura fanno da pesante velo che non lascia trasparire il mio essere…e mi celo al mondo presentandogli una delle innumerevoli maschere indossate per l’occasione…

A volte, senza nemmeno accorgermene, a causa di sciocchi automatismi oramai radicati, rispondo come gli altri si aspettano, a dispetto di ciò che penso davvero….

Come sono veramente lo scopro a piccoli passi, ascoltandomi….con fatica…con lentezza…ma lì, sotto a tutti i veli mal riposti ci sono io…solo io…quella vera, autentica…che dice di no se non vuole, che dice di si se le va….

E quando poi ti scopri, ti chiedi dove sei stata fino a quel momento….forse in letargo…ma l’importante è risvegliarsi prima o poi…risvegliarsi e capire…prendere coscienza di sé e della propria volontà…a piccoli passi….

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martedì 30 ottobre 2007

Entrare in contatto con i sentimenti negativi

Anthony De Mello, nel suo famoso libro "Messaggio per un'aquila che si crede un pollo", ad un certo punto parla della saggezza ed indica quattro punti per raggiungerla.


Innanzitutto, bisogna prendere coscienza dei propri sentimenti negativi.
Spesso non ne siamo consapevoli ma, se facciamo attenzione, ci accorgiamo di sentirci feriti, nervosi e tesi, oppure malinconici e di cattivo umore.

In secondo luogo, dobbiamo capire che il sentimento negativo si trova dentro di noi e non nella realtà.
Si deve smettere, dunque, di cambiare la realtà e gli altri.
Dice De Mello:
"Supponiamo che la pioggia rovini un pic-nic. Chi è a reagire in modo negativo? La pioggia o voi? E cosa provoca questo sentimento negativo? La pioggia o la vostra reazione? Quando sbattete il ginocchio contro il tavolo, il tavolo sta benissimo. Si occupa di fare ciò che dovrebbe, e cioè il tavolo. Il dolore è nel vostro ginocchio, non nel tavolo".
La realtà, dunque, va bene così com'è. I problemi esistono solo nella nostra mente.

Il terzo punto consiste nel non identificarsi mai con quel sentimento.
Ad esempio, non si dovrebbe dire "sono depresso", bensì "c'è depressione". Così non ci si definisce alla luce di quel sentimento. Se c'è una depressione, passerà, poiché tutto passa.

Infine, la quarta fase consiste nel capire cosa possiamo cambiare in noi.
Ci sforziamo continuamente di cambiare tutto ciò che ci circonda, pensiamo che ci sentiremo meglio se sarà qualcun altro a cambiare, ma alla fine, se non cambieremo noi, lo stato di insoddisfazione perdurerà nel nostro animo.

Cambiamo prospettiva: anzichè pensare "mi sento bene perchè il mondo va bene", iniziamo a pensare "il mondo va bene perchè io mi sento bene".

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giovedì 25 ottobre 2007

Consapevolezza del corpo: primi passi

Come vi avevo promesso, ecco un semplice esercizio attraverso il quale potrete iniziare ad ascoltare il vostro corpo.


Innanzitutto, mettetevi in un luogo tranquillo, dove nessuno vi può disturbare.
Scegliete una posizione comoda: seduti, distesi, in loto, in zazen...insomma, come state meglio!
Chiudete gli occhi. Iniziate a liberare la mente dai pensieri: non è semplice, lo so, ma se vi pare che i vostri pensieri non vogliano andarsene, limitatevi ad osservarli, come se foste estranei alla cosa.
Se questo metodo non funziona, allora cercate di concentrarvi sul vostro respiro, portate lì la vostra attenzione, anzichè su ciò che state pensando.
Iniziare ad ascoltare il proprio respiro è uno dei primi passi per prendere coscienza del corpo: sentite l'aria che entra (vi suggerisco di respirare con la bocca), attraversa la gola e finisce nei polmoni.
Quanta aria entra? Quanta ne esce? Le due quantità sono le stesse oppure no? Che tipo di respirazione avete? Di petto, di pancia o entrambe? Che ritmo ha il vostro respiro?
Se riuscite ad osservare queste cose, avete già fatto un passo verso la percezione del vostro corpo!

Arrivati a questo punto, estendete il vostro ascolto a tutto il corpo.
Quale posizione occupa nello spazio? Se siete distesi, riuscite a sentire quali parti poggiano al piano su cui giacete? Sentite la forza di gravità che vi attira verso il basso?

Infine, portate la vostra attenzione ad una estremità del vostro corpo (piedi o testa) ed iniziate a concentrarvi sulla percezione di questa parte: dopo poco inizierete a sentire un leggero formicolìo sulla zona che state ascoltando, succede perchè aumenta la vostra sensibilità su quel punto.
Una volta che sentite bene la zona, iniziate a salire (o scendere, aseconda che siate partiti dalla testa o dai piedi) con la vostra attenzione. Ad esempio, dal capo passate alla fronte, alle gunace, alle orecchie, al naso, al mento, al collo e così via.

Questo esercizio richiede tempo e pazienza. Se ci sono delle zone che non riuscite proprio a percepire, non preoccupatevi:proseguite nelle parti successive.
Il fatto che non abbiate percezione di certi punti dovrebbe essere di per sè significativo!

Quando la vostra attenzione sarà passata su tutto il corpo, esso dovrebbe essere totalmente percorso da un leggero formicolìo.
Ora "percorrete" (con l'attenzione) il corpo in modo più veloce: dai piedi alla testa e viceversa.
La percezione dovrebbe essere più rapida e il formicolìo, andando su e giù più in fretta, assomiglierà quasi ad un'onda.

Se sentite tutto ciò, siete ad un buon punto di consapevolezza corporea!
Se invece sentite molto poco, o addirittura niente, non vi preoccupate: ripetendo spesso l'esercizio, otterrete sicuramente dei miglioramenti.

Prendere percezione del proprio corpo, se non si è mai fatto attenzione ad esso, non è un processo immediato, richiede esercizio e costanza (come tutte le cose!).
Alla fine, comunque, i risultati arrivano!


Ricordate che il processo di conoscenza parte proprio da noi stessi!
Se non conosciamo il nostro corpo e non ne abbiamo buona percezione, come possiamo pretendere di conoscere e sentire ciò che ci circonda?

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martedì 23 ottobre 2007

Conoscere attraverso la mente o il corpo?

Ieri sera la mia testolina si è messa a riflettere sulla felicità: mi chiedevo come potrei spiegare il concetto di felicità e quando una persona si sente felice.

Io sono felice? Felicità è uguale a serenità?
Di sicuro la felicità non è uno stato perpetuo, succede che si alterni a fasi di infelicità.

Sinceramente, non saprei spiegare a parole cos'è la felicità, così come quando qualcuno mi chiede in cosa consiste un massaggio shiatsu io rispondo "non te lo posso spiegare, devi provarlo".
Con le parole si rischia sempre di distorcere la verità delle cose.
Che poi, di verità non ne esiste mai una sola, ognuno ha la sua, basata sul proprio punto di vista.

Ragionando su questa linea, i miei pensieri si sono intrecciati arrivando alla considerazione che noi conosciamo / apprendiamo con la "tecnica del confronto" o "tecnica degli opposti": buono / cattivo, giusto / sbagliato, felice / infelice, uomo / donna, e così via.

Ma alla fine, mi chiedo, si arriva mai alla vera essenza delle cose?

La nostra mente è abituata ad immagazzinare tutto suddividendo per categorie ed applicando le opportune etichette.
A volte ci priviamo di provare certe cose, ci neghiamo certe esperienze, semplicemente perchè la nostra mente, condizionata dalla cultura in cui siamo immersi, le ha classificate come "sbagliate" o "pericolose".

Se iniziassimo a conoscere meglio il nostro corpo, a sviluppare la nostra sensibilità fisica e quindi ad ascoltarci in modo più attento, potremmo iniziare a scoprire la realtà sotto un altro punto di vista: quello della nostra percezione corporea.

Vi è mai successo di trovarvi accanto ad una persona che non conoscete e di provare per lei un'inspiegabile sintonia, oppure, al contrario, un'antipatia totale?
Ebbene, questo accade perchè i nostri corpi comunicano tra loro prima ancora che lo facciamo noi con la nostra volontà (e di conseguenza le nostre menti).

A volte può verificarsi che ci parlino di una persona che ancora non abbiamo conosciuto e, quando la conosciamo, la troviamo esattamente come ce l'avevano descritta! E' proprio così? O forse la nostra mente ci fa percepire la realtà in base a come è stata istruita?

Quello che è certo è che nella nostra società, così avanzata ed evoluta, non riceviamo nessuna educazione al corpo e le nostre percezioni di ciò che ci circonda risultano di conseguenza "ovattate" o prevalentemente mentali.

Siamo convinti di conoscere molte cose, eppure tanti non sanno nemmeno se il loro fegato si trova a destra o a sinistra!

Volete imparare ad ascoltare il vostro corpo?
A breve troverete un nuovo post con alcuni semplici consigli da cui potrete partire.

Rimanete sintonizzati!!!

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giovedì 11 ottobre 2007

Viviamo come aquile o come polli?

Dopo avervi parlato di Louise Hay e della sua filosofia, vorrei oggi presentarvi un’altra persona che magari i più già conosceranno, e che ha scritto dei libri davvero belli e utili per la crescita interiore e il cammino verso la consapevolezza: Antony De Mello.

Non sapete chi è?
E se vi cito “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” (titolo di uno dei suoi libri), vi viene in mente?

Beh, ad ogni modo vorrei proprio iniziare proponendovi la storia dell’aquila….

Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di una chioccia.
L’uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini.
Per tutta la vita l’aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro.
Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro.
Trascorsero gli anni, e l’aquila divenne molto vecchia. un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d’aria, muovendo appena le robuste ali dorate.
La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. “Chi è quello?” chiese.
“E’ l’aquila, il re degli uccelli”, rispose il suo vicino. “Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli”.
E così l’aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.

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